«Vi è una sola certezza: nulla può spegnere la luce interiore»

(Carl Gustav Jung, lettera a Mary Mellon, 19 giugno, 1940)

Era il 1978 quando venni alla luce, nella città del Tricolore.
Era l’anno dei mondiali in Argentina, dell’elezione di Papa Wojtyla, l’anno in cui “Io e Annie” di Woody Allen trionfò agli Oscar.
Difficile credere che siano già passati 40 anni.
Ho trascorso gran parte dell’adolescenza nel laboratorio di mio padre. Quella penombra, il freddo pungente, il rumore ostinato della fresa… Osservavo ilsuo sguardo concentrato mentre intagliava, e mi chiedevo: “quale misterioso impulso può infondere in un uomo una simile dedizione?”.
Ero solo un ragazzo, che ancora non poteva comprendere quanto lasoddisfazione di creare, di tramutare materiale grezzo in qualcosa di compiuto, potesse compensare qualsiasi fatica. Di quanto possa essere potente l’impulso interiore di dare forma alla propria ispirazione.
Ora adoro trascorrere tempo in quel laboratorio: è in assoluto il luogo in cui nascono le idee migliori.
Essere lì, fra gli attrezzi, permette di dare immediatamente forma all’intuizione. E come una scintilla, così nasce l’idea: un flash di un istante, una situazione che in un attimo svanisce.
Spesso i clienti a cui racconto la mia storia mi chiedono: “tu sei cresciuto in una falegnameria. Da dove ti è venuta l’idea di costruire lampade?”.
È per via di quel buio, e di quel freddo che sentivo da ragazzo nella bottega di mio padre: non ho mai imparato a sopportarli!
La luce del sole che riscalda la pelle, la calda fiamma di una candela che rischiara gli angoli bui di una stanza… Sono queste le sensazioni che infondono la serenità per continuare a creare, ed è questo ciò che le mie creazioni vogliono trasmettere: pace e tranquillità.
Quasi come un chimerico “quinto elemento”, la luce è scintilla inesauribile, sorgente da cui provengono emozioni capaci di plasmare la percezione della realtà, tramutando il più anonimo degli ambienti in un’estensione di noi stessi.

Non dimenticherò mai il giorno in cui realizzai la prima lampada: sentii come un desiderio irrefrenabile, che poi divenne esperienza intensae vitale nel momento in cui la sua “anima” luminescente cominciò a fondersi con il “corpo” che avevo deciso per lei, assumendo effetti ed espressioni inaspettate.

Fu in quel momento che compresi ciò che potevo (e volevo) fare: sfruttare l’esperienza accumulata negli anni nel maneggiare la materia per dare forma a ‘presenze’ luminose discrete, ma capaci di caratterizzare gli ambienti in modo UNICO.
Ogni lampada ha una sua luce, ogni luce un suo modo di riflettersi sul materiale utilizzato. Legni pregiati e secolari si fondono con inserti in pietra ricostruita, dando vita a tenui rifrazioni e sottili giochi d’ombra che non smettono mai di sorprendere. L’ombra: e pensare che, senza la luce, essa non potrebbe esistere! Quel chiaro-scuro che rende davvero “tridimensionale” la nostra anima, ciò di cui spesso ci vergogniamo, che cerchiamo di nascondere, ma che in realtà è parte
essenziale di noi. Come sarebbero state le opere di Caravaggio senza quelle ombre che inghiottivano i corpi, e da cui i corpi sembravano emergere con rinnovato vigore?
La verità è che quell’incertezza, quella sensazione di debolezza che percepiamo da bambini ci accompagna anche in età adulta, proprio come un’ombra. Ma invece di scacciarla o rifiutarla, quasi fosse un ospite invadente, impariamo ad accettarla, a renderla nostra alleata nel processo creativo. Essa diventa una vacillante ma prorompente forza interiore, una luce abbagliante che illumina la strada davanti a noi, rendendo più fluido e armonioso il nostro incedere.

 

Ecco, il progetto “Risso LightLiving” nasce per un’intima (e alcontempo imponente) ambizione: essere un “portatore di luce”, dirassicurante energia positiva.
Contribuire, nel mio piccolo, a svelare la profondità della realtà.
L’ambizione che un giorno tu, che stai leggendo queste parole,
sfogliando una rivista immerso nella tiepida atmosfera di in uno studio, o conversando in un salotto accarezzato da un soffice chiarore, ebbene tu possa dire:

“Si, conosco questa luce: è una Risso”.

Un ringraziamento particolare agli amici di una vita:
Pietro Fantuzzi (foto)
Francesco Belli (copy)
ed un altro ringraziamento a
Ernesto Pedroni (foto),
Simona Cella (art director),
Tony Marciante (web designer)
i ragazzi della Linotopia Emiliana,
Enrico Campari (lavorazione carbonio),
Michele Carpi